La sindrome da schiacciamento è caratterizzata da una iniziale compromissione locale grave ed estesa cui consegue uno stato di compromissione generale dovuto a tossiemia sitemica con collasso cardiocircolatorio, squilibri metabolici e acidosi, insufficienza renale acuta.
Interessa tipicamente la testa del femore ma può presentarsi in altri distretti ossei.
Le lesioni da schiacciamento o da strappo – come si verifica nei traumi stradali o industriali, solitamente a mani e piedi – provocano in genere la perdita di brandelli di cute e dei tessuti solidali alle ossa.
Le lesioni da schiacciamento e fratture a rischio sono di solito caratterizzate dall’interruzione dei vasi sanguigni di grosso calibro e della continuità del letto capillare. L’edema che ben presto si compone fa aumentare la distanza che l’O2 deve percorrere per diffondere dai capillari funzionanti. Questo determina spesso l’instaurarsi di un circolo vizioso, provocando complicanze quali la sindrome compartimentale (una condizione in cui la compressione di una zona delimitata provoca ischemia e conseguente disfunzione tissutale) e il completo distacco dei tessuti compromessi.
I vasi di grosso calibro devono essere riparati chirurgicamente, ma l’anossia ischemica derivante dalla riduzione del flusso capillare può giovarsi del trattamento con ossigenoterapia iperbarica, che preserva i livelli intracellulari di energia, riduce l’edema e previene il danno da riperfusione. L’Ossigenoterapia iperbarica riduce anche la tendenza dei globuli rossi ad aderire all’endotelio del tessuto leso (ritenuta importante nell’ischemia secondaria). In un paziente con un arto completamente ipossico il trattamento con ossigenoterapia iperbarica può ridurre la formazione dell’edema del 50% se viene iniziato entro 8 ore, sempre che non siano stati lesi i vasi di grosso calibro.
L’ossigenoterapia iperbarica a 2,4-2,5 atmosfere assolute viene somministrata due volte al giorno per 6 giorni. Il trattamento con ossigenoterapia iperbarica riduce il flusso sanguigno nel muscolo normale (ma non nel muscolo postischemico) di circa il 20%, riduce l’edema e incrementa la quantità di O2 disciolto nel plasma.
I tessuti ricevono una grande quantità di O2, anche se i capillari funzionanti possono essere scarsi, ottenendosi così una riduzione della necrosi tissutale di circa il 50% nei compartimenti gravemente danneggiati.
L’ossigenoterapia iperbarica aumenta la pressione ambientale (equivalente a una profondità di 15 metri sotto il livello dell’acqua) per consentire ai pazienti di respirare l’ossigeno puro a pressione elevata e aumentarne la sua diffusione in tutti i tessuti.
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L’obiettivo fondamentale dell’ossigenoterapia iperbarica è incrementare la quota di ossigeno disciolto nel plasma e permetterne la diffusione nei vari liquidi e tessuti. Ecco l’elenco delle patologie ammesse al trattamento iperbarico nella Regione Toscana (delibera n° 926 del 11.12.2006):
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